La meningite è una infiammazione delle meningi, le membrane che rivestono il cervello.
La causa più frequente è un’infezione batterica o virale.
La forma più conosciuta e di maggior impatto sociale è la meningite meningococcica provocata dal batterio Neisseria meningitidis.
Si conoscono tredici sierotipi di meningococco, ma solo cinque (A, B, C, Y, W135) sono rilevanti dal punto di vista clinico.
Secondo i dati dell’OMS, i tassi più alti di Neisseria meningitidis si registrano nei Paesi dell’Africa sub sahariana. In questa zona, la malattia è endemica e il ceppo A è quello più rappresentato.
Nei Paesi ad alto reddito e a clima temperato invece i casi sono sporadici e i ceppi più diffusi sono il B e il C.
In Italia l’incidenza è di circa 0,30 casi su 100 mila abitanti ed è minore rispetto al resto d’Europa.
Il microrganismo ha come habitat naturale le alte vie respiratorie (naso e gola) degli esseri umani. Una parte della popolazione (dal 2 al 30%) è dunque portatrice sana e asintomatica.
Fuori dal corpo sopravvive solo per pochi minuti.
Si trasmette da persona a persona attraverso goccioline nasali e faringee di individui infetti o portatori.
Perché i portatori non si ammalano?
Ci sono dei fattori di rischio per la manifestazione della malattia.
- Età: i più colpiti sono i bambini al di sotto dei 5 anni, gli adolescenti e i giovani. Gli adulti sono di solito persone che intraprendono viaggi internazionali.
- Stagionalità: è più frequente tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera.
- Vita di comunità: gli studenti nei dormitori universitari o le reclute hanno un rischio più elevato.
- Fumo ed esposizione al fumo passivo.
- Altre patologie concomitanti: infezioni delle prime vie respiratorie o alcune immunodeficienze.
Il periodo di incubazione è in media di 3-4 giorni (da 1 a 10).
L’esordio è improvviso e i sintomi più tipici (non tutti sempre presenti) sono:
- rigidità nucale
- febbre alta
- mal di testa
- vomito o nausea
- alterazione del livello di coscienza
- convulsioni
- Fonofobia (orecchi)
- Fotofobia (occhi)
- Petecchie
Nei neonati, alcuni sintomi non sono evidenti. Si possono però manifestare febbre, convulsioni, pianto continuo, irritabilità, sonnolenza e scarso appetito.
La malattia può avere complicanze gravi, specialmente in età pediatrica; esiti neurologici permanenti si manifestano nel 30-35% dei casi (sordità, ritardo mentale, paralisi motorie, epilessia).
Consultare immediatamente il medico in caso di sintomi simil-influenzali che peggiorano rapidamente nel corso di alcune ore.
Il meningococco può entrare nel circolo sanguigno e causare sepsi. Altre presentazioni meno comuni di malattia invasiva meningococcica includono polmonite (dal 5% al 15% dei casi), artrite (2%), otite media (1%), e epiglottite (meno dell’1%).
La terapia farmacologica per la cura della meningite prevede antibiotici per uccidere il patogeno e corticosteroidi con azione antinfiammatoria.
La prognosi è tanto più infausta quanto più si ritarda l’inizio della cura.
In assenza di terapia il meningococco uccide l’ospite.
Per limitare il rischio di casi secondari, è importante che i contatti stretti dei malati effettuino una profilassi con antibiotici.
Per contatti stretti si intende:
a) i conviventi, i compagni di studio o di lavoro;
b) chi ha dormito o mangiato nella stessa casa del malato;
c) le persone che nei sette giorni precedenti l’esordio hanno avuto contatti con la sua saliva (attraverso baci, stoviglie, spazzolini da denti, giocattoli);
d) i sanitari che sono stati direttamente esposti alle secrezioni respiratorie del paziente (es. durante manovre di intubazione o respirazione bocca a bocca).
La sorveglianza dei contatti è importante per identificare chi dovesse presentare febbre, in modo da diagnosticare e trattare rapidamente eventuali ulteriori casi. Questa sorveglianza è prevista per 10 giorni dall’esordio dei sintomi del paziente 0.
Sul fronte della lotta al meningococco, sono attualmente disponibili vaccini contro i sierogruppi A, C, Y e W 135.